Dotare il Santuario di un Campanile è sempre stato nei propositi e nelle aspirazioni della commissione, del progettista, di tutti i devoti; tant’è vero che Mons. Spirito Chiappetta, ingegnere e progettista, aveva già presentato il suo bozzetto, che non venne preso in considerazione, perché troppo manierato ed oneroso.
Per molti anni l’idea del Campanile fu lasciata nei futuribili: c’erano i grossi debiti da pagare. Comunque, il Campanile, doveva essere fatto: questa era l’aspirazione di tutti.
Scartato il progetto “Chiappetta”, si affidò lo studio, con l’approvazione dello stesso Mons. Chiappetta, all’Arch. Ambrogio Silva che, in collaborazione con l’Ing. Giuseppe Calastri, formulò il secondo progetto, quello che ottenne l’unanime approvazione e doveva essere il definitivo.
Purtroppo la costruzione, che già era uscita dal suolo per più di un metro, si dovette interrompere perché problemi più immediati assillavano Mons. Prevosto e Don Emilio Balossi: l’oratorio maschile e l’abitazione del Coadiutore Don Giuseppe Pastori; siamo nel 1949.
Il 03 dicembre 1953 muore Don Emilio, nel giugno seguente il Card. Schuster erige la nuova Parrocchia di S. Valeria e, come parroco, viene designato Don Giuseppe Rimoldi. Don Giuseppe capì che non si poteva riprendere la costruzione, altre necessità più impellenti urgevano per la nuova Parrocchia.
Occorrevano locali per le Associazioni, premeva una Chiesa per il Ceredo, bisognava pensare agli oratori; però, non fu dimenticato il Campanile.
Era ovvio che, pur mantenendo il progetto Silva-Calastri, si doveva pensare ad altro sistema di costruzione che non fosse quello di muro pieno.
Dati i tempi ed anche per ragioni di economia, si ripiegò sul cemento armato.
Intanto, morti gli Arch. Silva-Calastri, lo Studio continua la sua attività con i nuovi titolari Geom. F. Calastri ed Ing. Sironi; quest’ultimo rivoluzionò il progetto adeguandolo alle esigenze moderne, basandosi su alcune idee che Don Giuseppe Rimoldi espresse in un articolo de “L’amico della famiglia” del giugno 1958 dal titolo: “Sogno di una notte di primavera”.
A fine 1958 la Commissione Diocesana per l’Arte Sacra approva il progetto. Ma il finanziamento?
Quando Don Giuseppe pensava di mettere nel cassetto il progetto in attesa di tempi migliori, vista la difficoltà di reperire i fondi necessari, ecco che la Provvidenza interviene in modo impensato.
Nell’agosto del 1960 Don Giuseppe Rimoldi incontra per strada il Sig. Antonio Nobili il quale, forse dopo aver letto il famoso articolo del “Sogno di una notte di primavera” promise che avrebbe finanziato la costruzione del Campanile. E così l’opera fu ripresa.
Il cantiere fu riaperto il 30 settembre 1963 ed i lavori furono affidati all’Impresa ENIM di Milano; la costruzione durò un anno e mezzo; neanche il più piccolo incidente turbò il lavoro, nonostante i pericoli di operare a così grandi altezze, esposti spesso a venti forti ed insidiosi.
Ciò si deve alla solerzia ed alla vigilanza degli assistenti dell’impresa ma, soprattutto, alla Divina Provvidenza,
Il 10 febbraio 1965 arrivò la statua della Madonna ed alle ore 19,00, dopo la SS. Messa, Mons. Prevosto Don Luigi Gandini, accolse con gioia il compito di benedirla; il giorno successivo, alle ore 09,30 venne issata sulla cuspide per mezzo di una gru.
Spettacolo unico ed indimenticabile per i presenti; la visione dell’amabile figura della Vergine, staccatasi dal suolo e stagliarsi nell’azzurro del firmamento; man mano che si alzava in alto, diventando sempre più piccola; sembrava ripetersi la scena dell’Assunzione.
Il 25 aprile 1965 (Festa di S. Valeria) Mons. Prevosto tornò per benedire il Campanile ed inaugurare l’ascensore. La costruzione si poteva dire terminata.
Il Campanile di S. Valeria è costituito da una struttura portante in cemento armato consistente in sei costoloni disposti radialmente ai vertici di un esagono uniti da travi tozze e rivestito di mattoni a vista.
Già verso la seconda metà degli anni ottanta cominciava a soffrire di un male molto comune a strutture della stessa specie: la crisi del calcestruzzo con cui sono realizzati gli elementi portanti. Il fenomeno di degrado ha analogie con le carie che interessa un dente; si manifesta poco a poco, non annuncia la propria presenza, degrada il materiale in profondità.
Le aggressioni chimiche, il dilavamento delle strutture, l’esposizione ai raggi solari o alle basse temperature, riducono la consistenza del calcestruzzo, favoriscono l’aggressione chimica delle barre di armatura con conseguente formazione di ruggine sulle stesse.
Pertanto, Don Lino Magni (parroco subentrato nel 1978 a Don Giuseppe Rimoldi), chiamati a consulto tecnici ed esperti del settore, con loro ha varato una serie di interventi da effettuarsi gradualmente, considerando anche gli altri grandi interventi in realizzazione in quegli anni nel Santuario (pavimentazione, tinteggiatura, ecc.).
Il primo intervento fu realizzato nell’anno 1980 con l’applicazione di vetrate fisse ed il rifacimento dell’impianto elettrico con la messa a norma dell’ascensore.
Nella seconda fase (anno 1997) si è provveduto alla realizzazione di un ponteggio continuo dal terrazzo panoramico fino alla sommità; sono state asportate le porzioni di calcestruzzo distaccate, sono quindi state sabbiate a fondo tutte le superfici e le armature affioranti, si è proceduto alla protezione delle armature in acciaio ed alla ricostruzione delle porzioni di calcestruzzo ammalorato con malte speciali; poi, tutte le superfici sono state intonacate con malte protettive ed infine verniciate con un prodotto elastico. Nel corso dei lavori si è provveduto alla sostituzione ed al rifacimento di parte del basamento della statua della Madonna posta sulla cima e si è provveduto alla revisione del sistema di copertura in rame sulla sommità della cella campanaria ed alla revisione generale del castello metallico che regge le campane, nonché al rifacimento della pavimentazione e dei serramenti della Cappella votiva.
Terza ed ultima fase (terminata nel 1999) la sistemazione, come sopra descritto, dal terrazzo panoramico fino a terra.