Dalle letture della S. Messa di domenica 5 maggio
- Nella pagina degli Atti degli apostoli Paolo si difende e racconta la propria vita, dove emerge la centralità della resurrezione di Cristo. Essa diventa il “motore” della vita dell’apostolo e, più in generale, deve diventare la ragione di ogni impegno e servizio nella comunità. Sono chiamato a servire la mia comunità perché la realtà della resurrezione entri e orienti sempre di più la vita di ciascun uomo e donna.
- Paolo scrivendo ai cristiani di Corinto sottolinea l’importanza della trasmissione della fede, cioè di ciò che anche lui ha ricevuto per primo. Non si tratta, quindi, di far prevalere le proprie ragioni, i propri punti di vista, le proprie teorie, ma di entrare in quella dinamica per cui ho un tesoro da trasmettere e mi impegno perché questo tesoro sia valorizzato, compreso e vissuto nella comunità.
- Una domanda che torna spesso nelle pagine di Paolo è questa: “Chi è il Signore per te e cosa ha fatto per te?”. Questo diventa la realtà che – prima di ogni altra cosa – sono chiamato a trasmettere e testimoniare a tutti.
- Una possibile obiezione che torna spesso ogni volta che viene proposto un servizio nella Chiesa e, in particolare, il servizio del consigliare: “Ma io non sono in grado, non ne sono capace... ce ne sono altri molto più capaci di me”. Questo è emerso anche nell’animo dell’apostolo Paolo. Ma lui ci dona la “chiave” per vivere anche questo senso di inadeguatezza: occorre viverlo con umiltà, perché ciò che è importante è la grazia di Dio che non è vana, ma opera in tutti coloro che diventano strumenti umili.
- Tutti coloro che entrano in profondità nelle realtà delle cose, ne vede le debolezze, le contraddizioni, le contro testimonianze ... e ciò avviene anche nella Chiesa che – pur essendo guidata dallo Spirito santo – è formata da uomini miseri e peccatori. Ma anche questa dimensione non è per lo scoraggiamento, ma domanda un impegno e una comprensione più profonda, domanda di operare perché tutti cambino quei “meccanismi” che fanno a pugni con il Vangelo di Gesù. Non dimentichiamoci mai che noi non siamo esenti da incoerenze e da contro testimonianze. Anche in questo campo siamo solidali gli uni gli altri.
- Pur toccando con mano ogni giorno la propria fragilità e la fragilità degli uomini (e, quindi, anche quella della realtà terrena della Chiesa che è formata da uomini), occorre non dimenticare mai che il Signore continua ad avere bisogno di noi per costruire il suo regno.